Più vero del VR. La tomba di Nefertari e la Sistina in realtà virtuale

Abbiamo trattato in diverse occasioni di realtà virtuale per la Storia dell’arte, sia per la didattica in aula che in ambito museale. Sfogliando tra le pagine di Art’usi potete trovare la storia di come gli studenti del liceo abbiano presentato un giorno alla classe una lezione in VR sul Seicento olandese; la recente app per investigare le opere di Rembrandt; la pagina di Google Arts&Culture con opere d’arte e spazi espositivi navigabili in raltà virtuale; i musei esplorabili a distanza con questa tecnologia e il caso di una mostra sul tempo, ripercorribile anche una volta terminata.

A questa selezione aggiungiamo ora la recente piattaforma Curiosity Stream 360° creata dal fondatore di Discovery Channel. Si tratta di un sito a pagamento ma nella versione di prova si ha la possibilità di visitare la tomba della regina Nefertari, ad alta definizione e nei suoi diversi ambienti, navigando sia da pc che da dispositivo mobile. Soprattutto per i siti archeologici, la VR permette la ricreazione di ambienti perduti e l’immersione non solo in uno spazio, ma in un tempo lontano.

 

Presente online da molto più tempo è invece la pagina della visita virtuale alla Cappella Sistina in Vaticano. Si parte da un punto di vista centrale, come se ci si trovasse al centro della cappella, e con i tasti o il mouse ci si può muovere a 360° e zoomare sul soffitto e sulle pareti fino a una visione molto ravvicinata. La visione in VR della Cappella Sistina permette un coinvolgimento maggiore nell’esplorazione dello spazio e prepara all’incontro con l’originale.  La pagina è esplorabile anche da cellulare e tablet se si ha Adobe Flash Player.

 

Il progetto è datato 2010 e ha visto un team dell’università Villanova della Pennsylvania riprendere alcuni luoghi sacri di Roma e del Vaticano per renderli accessibili online gratuitamente a tutti.  Per la Cappella Sistina ci sono volute 5 notti di riprese e migliaia di fotografie digitali. Per chi fosse interessato a sapere come si realizza un prodotto del genere, qui il comunicato stampa dell’università.