Social network e videogiochi per i musei

Mentre scrivevo questo post su Father and Son, il primo videogioco italiano realizzato per un museo archeologico, è uscito il decreto ministeriale sui Livelli minimi uniformi di qualità per i musei e i luoghi di cultura pubblici, con il quale nasce il Sistema Museale Nazionale. Scorrendo le varie voci, a p. 23 del decreto, si individuano come obiettivi di miglioramento nell’area delle relazioni con il pubblico la presenza di un blog o social network museale con aggiornamento almeno settimanale. E’ dunque ufficiale: la rete e gli account social sono oggi a tutti gli effetti strumenti della comunicazione istituzionale dei musei.

Una realtà a cui si associa sempre di più la presenza di giochi – videogioco, app o gioco da tavola – creati ad hoc per i musei (noi ne abbiamo parlato qui). La app Father and Son è stata rilasciata quasi un anno fa ed è un videogioco che ci è piaciuto molto (e non solo a noi). Se ne è parlato tanto e già i musei che si affacciano a questa forma di interazione con il pubblico si moltiplicano: recentemente il Museo Marino Marini di Firenze ha lanciato una call per “tutti i creativi e visionari capaci di immaginare il museo del futuro con idee che possano ripensare la connessione tra le persone, le opere e il concetto di museo nella sua accezione più ampia”.

Father and Son è stato creato dall’associazione TuoMuseo su commissione del MANN – Museo archeologico nazionale di Napoli, si tratta di un gioco narrativo in 2D a scorrimento laterale, meravigliosamente disegnato a mano, completamente gratuito e giocabile da ogni parte del mondo, sia all’interno del museo (con alcuni approfondimenti per chi è in sede) che da remoto.

In “Father and Son” il protagonista è Michael, un ragazzo sulle tracce di un padre archeologo che non ha mai conosciuto. Quella che comincia come la storia privata del rapporto padre-figlio, diventa una storia universale dove presente e passato sono l’ambientazione del viaggio senza tempo del protagonista. I giocatori di tutto il mondo, anche grazie alla disponibilità della lingua inglese, potranno immergersi in ambientazioni e contesti mozzafiato.

 (TuoMuseo)

Il suo creatore, Fabio Viola, è esperto di gamification e contenuti culturali; ci porta l’esempio di un mestiere, quello del game designer, in rapida espansione e già oggetto di molti corsi professionalizzanti, universitari e non.  (Mia nipote, che va alle elementari, ha detto che da grande vuole progettare videogiochi, ma giuro che io non c’entro stavolta).

In Father and Son una delle principali chiavi del successo è la qualità: quella narrativa della storia, quella estetica della grafica dell’artista inglese Sean Wenham, delle musiche originali, del lavoro dei tanti partecipanti al team che ha realizzato il progetto. Tra poco studieremo Pompei e in classe giocheremo a Father and Son. Chissà che non ci venga voglia di andare al Mann.

Ricapitoliamo: i musei statali commissionano giochi per familiarizzare e fidelizzare il pubblico con le collezioni custodite, e insieme adottano il web e i social network come canale di dialogo ufficiale con il pubblico. Il dado è tratto, il gioco è solo cominciato.

 

MSB

(Immagini Ansa.it e TuoMuseo)

 

Ultimo aggiornamento 22/10/2023