Pannello di Marisa Volpi: immagine esplorabile cliccando sulle aree attive

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Francesco Laurana Kropotkin Summer Night di Winslow Homer Arthur Rimbaud Utamaro Bruegel, Nozze contadine Professoressa Raffaello Monet ad Antibes Michelangelo Hannah Arendt

Francesco Laurana

Il busto nella fotografia in bianco e nero è il ritratto di Eleonora d'Aragona, duchessa di Ferrara, per mano dello scultore dalmata Francesco Laurana, datato 1468 circa.

L'eleganza di questo celebre ritratto risiede nell'equilibrio dei volumi e in una certa purezza formale, amplificati dalla collocazione che l'architetto Carlo Scarpa le assegnò nella risistemazione di Palazzo Abatellis, Museo nazionale di Sicilia, a Palermo, dove oggi si trova.

Di questo felice incontro tra il Laurana e Carlo Scarpa Marisa Volpi amava discutere con gli allievi nel suo studio.

Kropotkin

Si tratta di un testo dello scrittore, economista e sociologo anconetano Geminello Alvi, apparso su Il Giornale nel 2007, dedicato alla figura di Kropotkin, filosofo anarchista (1842-1925). Marisa Volpi seguiva con interesse e ammirazione le pubblicazioni di Alvi.

Summer Night di Winslow Homer

La cartolina riproduce il dipinto dell’artista bostoniano Winslow Homer (1836-1910) dal titolo Summer Night (1890), conservato a Parigi, Musée D’Orsay. 
Marisa Volpi conosceva bene non solo la cultura statunitense del dopoguerra - su cui scrisse il libro Arte dopo il 1945. USA - ma era un’attenta lettrice della letteratura e della critica artistica ottocentesca. Di Homer, che soggiornò a Parigi e venne in contatto con gli Impressionisti, apprezzava la ricerca d’equilibrio fra il dato reale e la presenza del mistero, come si vede in questo notturno marino con due donne che danzano, carico di promesse narrative espresse con i puri mezzi del colore e della resa della luce.

Arthur Rimbaud

Fra le diverse citazioni che Marisa Volpi dedica ad Arthur Rimbaud nel corpo dei suoi testi o in esergo ai suoi racconti, ecco quella tratta da "La casa dove accadono i fatti del mondo" (1988): “Fabrizio non reagisce, guarda un punto della stanza dove è appesa alla parete una fotografia di Rimbaud, la luce del grande abat-jour non ci arriva, riconosce entro l’ovale gli occhi chiari del poeta”. In un gioco di riflessi, la scrittrice sta descrivendo la sua parete, con il pannello dove - fra gli altri mirabilia - è affissa la foto di Rimbaud. 
È una riproduzione del ritratto realizzato dal fotografo Étienne Carjat intorno al 1871: l’immagine più nota e replicata del poeta, che era nato a Charleville nel 1854.

Utamaro

L'immagine riproduce la stampa giapponese Yamauba e Kintaro, conservata al Musée Guimet di Parigi, facente parte di una serie di incisioni sul tema della madre col bambino in tenero atteggiamento del maestro Utamaro Kitagawa (1753-1806). Il gusto del giapponismo - giunto in Europa con l'apertura degli scambi commerciali dalla metà del XIX secolo - investì tutto il mondo dell'arte, in primis gli Impressionisti, ammiratori delle stampe dei maestri del manga e dell'Ukiyo-e (il mondo fluttuante).
Marisa Volpi, che ha dedicato corsi universitari, racconti, articoli ai protagonisti dell'Impressionismo, ha rimarcato come il giapponismo delle stampe servì soprattutto a superare gli sbarramenti della tradizione rinascimentale dello spazio, a rendere il movimento e la percezione immediata dei particolari della vita quotidiana.

 

Bruegel, Nozze contadine

Del dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio, "Nozze contadine" (1568 circa), la cartolina riproduce il dettaglio dei portatori di vivande. Sono loro che, in primo piano, insieme all'uomo che distribuisce i piatti sulla tavola, inquadrano la figura della sposa sorridente, con una specie di coroncina in testa. Il quadro è conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna, delle cui collezioni Marisa Volpi parla in diversi passi dei suoi diari.
Marisa Volpi conservava nel suo studio cartoline delle mostre e dei musei visitati per farne in sede di esame universitario strumento di verifica dell'occhio del candidato. Il metodo del riconoscimento visivo di un'immagine 'muta', senza didascalia, sviluppa la lettura formale dell'opera sulla base del principio secondo cui certe forme (e colori) sono possibili solo in certe epoche.
L'insegnamento del suo maestro Roberto Longhi, con cui Marisa Volpi aveva studiato a Firenze, si riverberava così sulle generazioni di studenti da lei formate a Cagliari e a Roma.

Professoressa

Dopo aver insegnato all'Università di Cagliari (1969-1978) e al Magistero di Roma (1979-1982), Marisa Volpi è titolare della cattedra di Storia dell'arte contemporanea alla Sapienza, dove - fino al 2003 - tiene corsi sull'Impressionismo, sul Simbolismo, sui Preraffaelliti, sul Divisionismo italiano, sulle Avanguardie. Nel 2004 l'Ateneo - dove ha formato decine di allievi e allieve - la nomina "Professore emerito" di Storia dell'arte contemporanea e il foglio che lo attesta mantiene il suo posto nel pannello fra le riproduzioni delle opere amate e studiate nei lunghi anni di ricerca e insegnamento.

Raffaello

Pur essendo nota per i suoi studi sull'arte contemporanea, Marisa Volpi ha tenuto all'inizio della sua carriera universitaria corsi di Storia dell'arte moderna, con particolare attenzione a Raffaello, a Poussin, al Domenichino, a Corrado Giaquinto, facendoli dialogare con la cultura e gli artisti del XIX e XX secolo.

Nell'immagine qui riprodotta Raffaello ci guarda da un angolo del grande affresco della Scuola di Atene, nella Stanza della Segnatura di Giulio II in Vaticano. Il pittore, con cui Marisa Volpi condivide i natali marchigiani, è paradigma di quel canone classico ("Raffaello, l'antico, il Quattrocento come patrimonio da conservare") che torna con intensità diversa in varie epoche e attraversa le correnti del Novecento.

Indirettamente, ritroviamo Raffaello negli ultimi anni di insegnamento alla Sapienza di Roma con i corsi sui Preraffaelliti inglesi: Rossetti, Burne-Jones e Morris - le cui vite sono confluite nei racconti Fuoco inglese, Medusa 2001 - individuarono nell'artista di Urbino l'orizzonte artistico ante quem di riferimento.

Monet ad Antibes

L'Impressionismo e i suoi protagonisti - Manet, Monet, Degas - sono stati oggetto di illuminanti riletture da parte di Marisa Volpi. Su Claude Monet in particolare torna a più riprese: nei corsi universitari alla Sapienza, nella pubblicazione di saggi, nella narrativa, facendone il protagonista del racconto Niente nero per Monet in Fatali Stelle (Longanesi, 1998).

Il dipinto Antibes (conservato alla Courtauld Gallery di Londra) è una veduta della località sulla Costa azzurra dove Monet ha soggiornato nel 1888 cogliendo i riflessi della luce sulla superficie mobile dell'acqua del mare, "dove l'azzurro era così violento da disperare e i toni rosa non si riusciva a dipingerli" (Niente nero per Monet).

A lezione ricordava spesso la frase su Monet attribuita a Cézanne "Monet n'est pas qu'un oeil—mais quel oeil!”, ammirando, come in questo quadro, quel formidabile occhio di pittore "cacciatore di rugiade, di macchie di sole, di salsedini" (Il Monet di Proust).

Michelangelo

La cartolina riproduce lo studio per una Crocifissione, un disegno di Michelangelo conservato al Louvre e riportato nel volume “The Drawings of the Florentine Painters” di Bernard Berenson.
Negli anni di studio a Firenze, Marisa Volpi aveva avuto modo di studiare Michelangelo, la sua ricezione nella cultura critica novecentesca e la sua permanenza nella pittura e scultura moderne.
È dalla Vita di Michelangelo di Vasari (“Nacque dunque un figliuolo sotto fatale e felice stella”), che Marisa Volpi trasse il titolo per la sua raccolta di biografie d’artista, “Fatali stelle” (Longanesi, 1998), dove il nome di Michelangelo ricorre fra le fonti di Gericault.

Hannah Arendt

Nella pagina di giornale ripiegata e attaccata al pannello si riconosce l'immagine di Hannah Arendt, un'autrice che Marisa Volpi ha letto e meditato. La cita diverse volte nei suoi scritti, in particolare nel saggio su Anselm Kiefer e Joseph Beuys (2005), riflettendo su che cosa cercarono in Martin Heidegger i due artisti e la stessa Arendt: "Cercarono di capire che cosa vuol dire separare l'autenticità dell'essere dall'artificiosità dell'esistere".