Boetti magister ludi

Dopo aver raccontato con grande efficacia le opere del padre Alighiero Boetti nel 2016, nel libro Il gioco dell’arte con mio padre, Alighiero (Electa, in corso di ristampa), Agata Boetti torna a documentare i processi creativi interni all’attività dell’artista torinese e la loro potenziale giocabilità.
Lo fa con quattro “Edizioni”, presentate il 23 gennaio 2024 al MAXXI in un incontro dal titolo Pensare giocando con Alighiero Boetti.
Si tratta di quattro prodotti editoriali che hanno in sé – in gradi diversi –
la natura della raccolta, del repertorio e del gioco.
È una raccolta arricchita l’edizione 
Insicuro noncurante e il manuale di conoscenza , in cui l’originale portfolio allestito da Boetti con le tavole di 80 opere, è ampliato da 65 lavori successivamente scelti dall’artista. A questo materiale – disposto in una scatola in tela rossa – si aggiunge il  ‘manuale di conoscenza’, una serie di testi dattiloscritti che Boetti realizzò con il curatore Giovan Battista Salerno, e che “è destinato a diventare una guida essenziale alla filosofia dell’artista”.
È un repertorio l’insieme di 50 cartoncini lucidi che riproducono le Vernici industriali (Rosso Gilera, Blu Cannes…) individuate e proposte su pannelli quadrati da Boetti fra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta. Una sorta di pantone custodito in un’altra scatola rossa, la cui apertura a baionetta, a scorrimento orizzontale, aggiunge un pizzico di sforzo e di impazienza all’atto dell’apertura, evocando l’esperienza di un gioco in scatola, che contiene una sorpresa policroma.

Sorprese policrome da creare, a cura di chi le sfoglia, sono le pagine spesse dell’edizione dal titolo Boetti da colorare, che riporta – con i soli contorni e in bianco e nero – decine di opere di Boetti, da Mimetico agli Aerei,  all’Albero delle ore. Un “cahier de coloriage”, come spiega l’autrice nell’introduzione, che riprende il desiderio di Boetti di “far giocare le persone con il colore” ed estende il gioco dei poster con le Faccine a tutte le sue opere.
Nell’edizione 
Chi gioca da solo non perde mai, un folder a tre ante con calamita e 100 lettere magnete (il tutto inserito in un cofanetto rosso), la frase di 25 lettere fa da titolo a un connubio fra lo Scarabeo portatile e le quadrature di Boetti: le celebri frasi composte da lettere che sono quadrati dei numeri 4 o 5, prese dalla tradizione dei motti, dai nomi e cognomi, da versi di poesia, dal linguaggio trovato e fatte ricamare a colori. Nel 2017, Agata Boetti aveva raccolto le frasi dei piccoli ricami nel Libro dei Quadrati, lasciando vuote le ultime pagine per accogliere eventuali nuove scoperte.
Questa edizione magnetica, con le sue
 100 lettere che consentono di creare quadrature in italiano, francese e inglese, invita a esercitarsi in un’osservazione di parole e frasi che acuisce l’attenzione al conteggio, alla geometria, al suono e alla visione. 

Anche di questi intrecci fra esperienze percettive, creative e ludiche, si è parlato durante la presentazione delle Edizioni, con il direttore artistico del MAXXI Francesco Stocchi, con la curatrice Luigia Lonardelli – che 11 anni fa aveva curato la mostra Boetti a Roma -, con il fotografo, e sodale dell’artista, Gianni Colombo, le cui foto hanno animato la parete della Sala Carlo Scarpa, suscitando riconoscimenti e memorie fra il pubblico, che intanto aveva ricevuto fogli di gioco su cui esercitarsi.
Agata Boetti ha ripercorso le tracce dell’attitudine creativa della comunità familiare e amicale dei Boetti Sauzeau, e la profonda inestricabile connessione – nella ricerca del padre – di semplicità e complessità, visibilità e codice.

Come Warburg, il cui atlante delle relazioni fra le immagini (il Mnemosyne Atlas, che è stato pubblicato anche in una scatola di tela blu) continua a intercettare forme di funzionamento del pensiero, che si rivelano in sintonia con ricerche sulla mente e sulle reti, anche Boetti – a trent’anni dalla sua scomparsa (24 aprile 1994) – è una piattaforma di intuizioni, modelli e dispositivi, attualizzabili da tanti punti di vista che non si potevano immaginare. 

Antonella Sbrilli, gennaio 2024