Una rete di discipline nelle opere di Carolina Lombardi

Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Roma; diplomata all’Istituto Centrale per il Restauro e attiva nel campo della conservazione di dipinti; autrice e interprete di testi poetici; esperta di ricamo e di merletto; lettrice giudiziosa di filosofia e di scienza; osservatrice della natura; impegnata per l’ambiente e l’assistenza umanitaria; artista visiva: questo elenco accosta uno dopo l’altro i saperi e gli interessi di Carolina Lombardi, artista di cui è in corso una mostra monografica al Museo Hendrik Christian Andersen di Roma: Carolina Lombardi Ricamando il caos, aperta fino al 16 febbraio 2024.
Dedicata all’intreccio continuo e irriducibile della natura, delle relazioni, dei linguaggi, la mostra racconta il lungo lavoro interdisciplinare compiuto dall’artista sul tema del
l’interconnessione fra le parti e gli insiemi. 
Le opere esposte si presentano come stratificazioni di pannelli di plexiglass, retroilluminati con luci a led, in cui reticoli e grovigli di linee colorate, screziate da sequenze di lettere, invitano chi guarda a una esplorazione ravvicinata e a un esercizio di associazioni. Dalla sovrapposizione casuale degli strati emergono infatti tessiture e pattern, imprevisti talvolta dalla stessa autrice, e possibilità di muoversi con lo sguardo sia in profondità, giù nelle trasparenze degli strati, sia in orizzontale seguendo addensamenti e diradazioni di forme senza prospettive, centri, gerarchie.
Mappe viarie di agglomerati sconosciuti, cascate vegetali, catene di cellule, reti neurali, ragnatele di scala cosmica, canali e screpolature, nastri di codici enigmatici.

Carolina Lombardi, Discursus Narrazione 2, cm 170 x 250, Plexiglass e retroilluminazione con luci a led, 2023

L’artista spiega di essere partita dall’osservazione delle ragnatele – come non pensare al ragno che avanza col suo filo di perla innalzando continenti e teorie di luce in una poesia di Emily  Dickinson – e di aver intrecciato filati di vario tipo, che sono via via evoluti nei “testi di luce” che si vedono in mostra. Consapevole della matrice etimologica comune fra textus e tessuto (e anche fra discursus e intreccio, attorcigliamento), Carolina Lombardi opera una inaspettata ed efficace sintesi visiva e concettuale, percettiva e immaginaria, fra i fili di strutture reticolari e le lettere dell’alfabeto, accostate in sequenze casuali, in cui solo per caso, ogni tanto, può emergere una parola esistente in qualche lingua.  Il  senso è solo una delle miriadi di possibilità che la combinazione e l’allacciamento di elementi produce, e gli andamenti del linguaggio rientrano in un gioco di trame.
“Ragni, batteri, reti neurali, piante, fiori, nervature d’ali, insetti, minerali, reticoli sarcoplasmatici,  membrane cellulari. Ricamano e sono ricamati incessantemente nel loro aggrovigliarsi relazionale”, scrive l’artista indicando con grande chiarezza, nei suoi scritti,  le voci e le esperienze  (Carlo Sini, Gregory Bateson, Rosi Braidotti, Thich Nhat Hanh, Carlo Alberto Redi) che queste opere contengono e rifrangono, trasformano e accrescono.
A testimonianza di tale ricerca, è presente in mostra un’opera di cui Carolina Lombardi è coautrice insieme al Physarum Polycephalum, un semplice organismo unicelluare – noto come “melma policefala” – una forma di vita  priva di cervello e sistema nervoso, in grado di nutrirsi e accrescersi, di calcolare e memorizzare strategie, di espandersi sulle superfici ricamando trame che somigliano a merletti, a venature di foglie e a molte altre strutture reticolari dinamiche, apparentemente caotiche, autoorganizzate.
Intrigata da questa melma policefala, che – proprio per le sue caratteristiche non binarie – è di aiuto a ricerche astronomiche e biologiche, Carolina Lombardi l’ha allevata nel suo laboratorio, fotografandone il comportamento e montando le migliaia di fotogrammi in time-lapse, in un video, che è parte integrante di questa mostra, così come la scatolina rotonda che la contiene.

A sx: fotogramma del video “Physarum Polycephalum” di Carolina Lombardi, 2023; a dx: la melma policefala allevata dall’artista nel suo laboratorio.

Una curiosità: amante degli ambienti umidi e ombrosi, la melma – che in mostra è illuminata leggermente per consentirne la visione al pubblico – tende a spostarsi verso i bordi del contenitore.
Chi si occupa di reti, di fenomeni e di sistemi complessi, di interdisciplinarietà, di risonanze fra indagine scientifica e azione creativa trova in Carolina Lombardi un’interlocutrice preziosa. Oltre alla mostra, il catalogo (De Luca Editori d’Arte) offre riflessioni proficue, sia per comprendere la ricerca dell’artista, sia per connetterla ai temi della complessità.

La direttrice del Museo Andersen, Maria Giuseppina Di Monte, compie un’analisi morfologica delle singole opere, richiamando per affinità diverse e complementari le ricerche di Pollock e del Dada, e si sofferma sugli aspetti tecnici e tecnologici del linguaggio. Il critico e storico dell’arte Gabriele Simongini ne connette la poetica a testi basilari della poesia moderna, rintracciando la metafora dei tessuto e del telaio, della trama e del filatoio in Chlebnikov e Mandel’štam, mentre – durante la presentazione della mostra – ha richiamato le ricerche dell’artista argentino Tomás Saraceno sulle ragnatele e le strutture reticolari.
Il testo scritto dalla stessa artista illustra al meglio le motivazioni, i percorsi, i processi, le variazioni che hanno portato a questa mostra, attraversando con apparente (calviniana)  leggerezza e sostanziale competenza discipline diverse, temi immensi, materie oscure.
Valerio Eletti ribadisce nella sua nota in catalogo la profonda affinità dell’opera di Lombardi con ilo studio cruciale e spesso ostico dei sistemi complessi,  a cui può introdurre come una porta d’accesso visiva e coinvolgente.
Certamente, perché la mostra è in primo luogo un’esperienza percettiva: immerse nella penombra delle sale del museo romano, le forme reticolari intessute da Carolina Lombardi emanano “pulsazioni, vibrazioni”, accendono lo spazio di colori, disorientano, attraggono i visitatori  in derive nei luoghi e non-luoghi delle intricate relazioni di cui facciamo caoticamente parte.

Mostra Carolina Lombardi. Ricamando il caos, a cura di Maria Giuseppina Di Monte e Gabriele Simongini, Museo Hendrik  Christian Andersen, Roma, via Pasquale Stanislao Mancini (22 novembre 2023 – 16 febbraio 2024); catalogo De Luca Edizioni d’Arte.

Il 20 dicembre 2023 alla mostra al Museo Andersen si aggiunge l’installazione di un’opera di Carolina Lombardi presso il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo.

 

Antonella Sbrilli
dicembre 2023