Dis/Integration. Gli artisti della Comunità di Sant’Egidio raccontano il nostro tempo.

Nei giorni in cui è uscito il rapporto Anvur sulle università italiane e le loro attività rivolte alla Terza missione – il coinvolgimento dei cittadini e l’impatto sul territorio  – segnaliamo una felice collaborazione tra la Comunità di Sant’Egidio e il mondo accademico della Sapienza.

In occasione della giornata internazionale delle persone con disabilità, il 3 dicembre scorso, la Comunità di Sant’Egidio ha portato i lavori dei suoi artisti disabili in una bella mostra al Rettorato dell’università, dal titolo Dis/Integration. Le aule, le scale, i corridoi e gli esterni dell’edificio, cuore della Sapienza, ospitavano le opere degli artisti che ora si arricchiscono, in questa nuova tappa, di riflessioni sulla guerra.

Le scale del Rettorato della Sapienza durante la mostra Dis/Integration

Il 29 marzo ha inaugurato la nuova tappa della mostra negli spazi del museo laboratorio d’arte a Tor Bella Monaca, periferia di Roma, a disposizione della Comunità dal 2008. Il nome di museo laboratorio collega idealmente questi atelier creativi al MLAC – Museo laboratorio d’arte contemporanea della Sapienza che in passato aveva ospitato le opere degli artisti disabili in una mostra a cura di Maria Carosio e Simonetta Lux.

Le opere in mostra, realizzate da artisti e artiste con disabilità, suggeriscono un nuovo mondo possibile, mettendo in opera con ironia la loro verità e il loro pensiero, per offrire al pubblico proposte per un futuro comune e inclusivo in un tempo segnato dal disorientamento provocato dalla pandemia e, ora, da una nuova guerra in corso.

Una sala della mostra ai laboratori di Tor Bella Monaca

Già all’ingresso dello spazio espositivo, due lavatoi all’interno di un giardino che divide le palazzine di via dell’Archeologia 74, ci accoglie un murales di Gojo, che si aggiunge ai due già realizzati sui muri esterni del museo laboratorio da Leonardo Crudi ed Elia Novecento.

Murales all’esterno dei laboratori d’arte

Centro del percorso, alla Sapienza come qui, è il video di César Meneghetti, l’artista brasiliano di radici italiane che da anni lavora sui temi dell’emarginazione e dei confini. Per la mostra ha lavorato con i disabili alla creazione di opere – pittura, collage, disegni, murales – sui temi della fragilità e delle diseguaglianze, dell’accoglienza e dell’integrazione. Il racconto del mondo in cui viviamo è affidato alle parole dei protagonisti in una intensa e sincera video intervista.

L’opera di Giuseppe Vomero, Antonio Padula, Alvaro Antonelli e Sandra Bonavolontà recupera le candele usate per la cerimonia in memoria della deportazione degli ebrei romani ad Auschwitz.

Tra le personalità che hanno accompagnato la mostra dal centro alla periferia, Alessandro Zuccari, docente di Storia dell’arte moderna alla Sapienza, storico membro della Comunità e ideatore della mostra, Antonella Sbrilli, docente di Storia dell’arte contemporanea alla Sapienza, Filippo Ceccarelli, giornalista de La Repubblica e da sempre sostenitore delle iniziative della Sant’Egidio, insieme agli artisti, i volontari, gli studenti e i residenti del quartiere.

Un momento dell’inaugurazione al museo laboratorio d’arte

Alle parole di Zuccari, che auspica che da qui possa partire un percorso di pace, sono seguite quelle dell’artista Michele Colasanti: “per me il laboratorio è un antidoto alla solitudine. Abbattere i muri, accogliere, prendere cura. Anch’io nel mio piccolo vorrei cambiare il mondo. Penso che ci riusciremo”.

Anche noi sosteniamo questa speranza e ci uniamo alle parole di Ceccarelli che, con una citazione, ha ricordato che dalle grandi crisi non si esce senza artisti e senza profeti.  Se il centro vuole funzionare, ha commentato parlando delle istituzioni, deve venire in periferia.

La mostra è aperta fino al 29 maggio 2022, per poi raggiungere nuovi sedi espositive.