Cognitive Awareness. Una mostra all’ex Cartiera Latina di Roma

Si è conclusa ieri, 30 aprile, all’ex Cartiera Latina di Roma, sulla via Appia, la mostra Cognitive Awareness, a cura di Eleonora Brizi (Breezy Art) e dell’artista Alessandro Risuleo.

La cognitive awareness è la capacità dell’algoritmo di monitorarsi e stabilire contatti con l’esterno. L’incontro tra la creatività umana e quella artificiale è la linea guida delle opere in mostra, in NFT, degli artisti Hackatao, Skygolpe, MBSJQ, Reinhard Schmid, Undeadlu, Travis LeRoy Southworth, Giant Swan, Ben Snell, Ania and Dejha, Alessandro Risuleo.

Esposto anche il progetto di Gaia Riposati e Massimo Di Leo, Nuvola Project, che rende particolarmente chiara questa interazione tra software e mondo esterno. Una nuvola si accende ogni qual volta si twitta un hashtag relativo al #Climatechange , cambiando colore a seconda che il tweet esprima un atteggiamento positivo, negativo o neutro. I tweet si visualizzano sulla parete alle spalle della nuvola.

La nuvola reagisce agli input degli utenti del social network, rileva il ‘sentiment’  della rete su temi indicati. Nelle parole dei suoi creatori, è un rilevatore di fenomeni atmosferici, sociali ed esistenziali.

Anche il lavoro di Ania Catherine and Dejha, I’d rather be in a dark silence then, porta un esempio di cognitive awareness in senso inverso, progettando un trench che, se indossato, blocca ogni segnale, rendendo la persona non tracciabile e non  monitorabile. La resa video della figura con il trench, di un colore argento metallico, potrebbe persino diventare un filtro di Instagram.

Alla mostra si è aggiunto un interessante incontro a cura di Major Bit Group, Virtuale e Sociale: come il digitale cambia l’essere umano, a cui hanno partecipato il fisico e saggista Sergio Bellucci, il legale e ingegnere di Partner Studio Torta Lorenzo Sordini, il filosofo Andrea Tortoreto dell’Università di Torino, moderati dal direttore advertising di Ciaopeople e consigliere IAB Italia Giorgio Mennella.

Nella discussione – seguita da un pubblico attento, fra cui parecchi studenti di Storia dell’arte della Sapienza – sono emersi stimolanti confronti, come quelli proposti da Sergio Bellucci sul passaggio dalla civiltà della cultura trasmessa su carta a quella multidimensionale e ipertestuale della cultura via formati digitali; il potere che viene non più soltanto dal denaro, ma dai dati; l’interazione tra lavoro e sistema di welfare, in via di profonda trasformazione. Andrea Tortoreto ha ragionato sulla dimensione ‘virtuale’: il mondo virtuale ci spinge a generare contenuti ed essere creativi, ma la piazza virtuale in cui ci esprimiamo, a differenza di quella reale, ha dei proprietari. L’intervento più tecnico di Lorenzo Sordini ha riguardato la spinosa questione della privacy e le tempistiche dei brevetti di software secondo la normativa vigente.

Per approfondire si veda la pagina di Exibart.com dedicata alla mostra.

 

Immagine di copertina: MBSJQ, Holding on