Un gioco da tavolo diventa caso di studio: The Gallerist

The Gallerist è un gioco da tavolo incentrato sul mercato dell’arte. Realizzato da Vital Lacerda nel 2015 e pluripremiato, si presenta in una voluminosa scatola, con molti elementi da sistemare sulla plancia e un impegnativo libretto di istruzioni.
Le storiche dell’arte Roberta Allegrini, Susanna Correrella, Serena Cozzi e Celine Tavella lo hanno analizzato e giocato, con un occhio al divertimento e un altro alla complessa realtà del tema trattato.
 Ecco di seguito il loro report.

Nato a Lisbona nel 1967, Vital Lacerda si è laureato in marketing e pubblicità. Dal 2006 è un grafico pubblicitario freelance che ha trasformato in lavoro la sua più grande passione: la progettazione di giochi di società. Tra i suoi prodotti di maggiore successo: Vinhos, Kanban e Lisboa.
Da una intervista recente, è emerso con forza l’interesse di questo autore per l’arte, in particolare quella contemporanea, che lo ha spinto a immaginare un gioco ambientato sullo scacchiere del mercato artistico. E per approfondire questo tema – che è il centro di The Gallerist – Lacerda si è rivolto a una serie di artisti, grafici, fotografi a cui ha chiesto di realizzare alcune opere da riprodurre sulle carte utilizzate nel gioco stesso.
Lo scopo di The Gallerist è guadagnare più denaro possibile immedesimandosi nella figura del gallerista, il cui compito è quello di scoprire nuovi artisti, promuoverli, e vendere le loro opere. 
La durata stimata per una partita è di circa 120 minuti, ma effettivamente sono necessari almeno 180 minuti per portare a termine una partita in modo soddisfacente; il numero di giocatori varia da 1 a 4, e l’età suggerita dei 13 anni si è rivelata poco consona: il gioco è adatto a un pubblico più maturo, se non addirittura di nicchia.
La tipologia ludica di The Gallerist non rispecchia né il percorso lineare, né il dungeons, ma è una somma combinata di azioni da svolgere nei quattro luoghi principali in cui è suddivisa la plancia, non necessariamente con un ordine prestabilito.

Il gioco, prendendo come riferimento le dinamiche che caratterizzano il mercato dell’arte, presenta delle affinità con esso soprattutto per la fase inerente alle pratiche della scoperta, della promozione e dell’affermazione dell’artista sulla scena internazionale. 
Non è invece preso in considerazione in nessuna fase del gioco il rapporto tra la galleria privata e l’istituzione pubblica museale, che è invece uno dei passaggi chiave nella carriera di artista nel mondo reale.
Osservando The Gallerist attraverso il filtro delle categorie di gioco di Roger Caillois, si riscontra una predominanza della mimicry: poiché è forte l’immedesimazione del giocatore nella figura del gallerista, si può correre il rischio di trasformare il gioco in un vero e proprio lavoro. L’agon è presente in modo sottile e sfocia non in una vera e propria competizione, quanto in una collaborazione allertata, necessaria per fruire in pieno delle possibilità offerte dal gioco, nell’ottica di un equilibrio di mercato. L’alea si manifesta solamente nel caso in cui le azioni di un giocatore scompiglino completamente la strategia ponderata da un altro. Infine l’ilinx – la vertigine – è assente: si tratta di un gioco interamente gestionale e manageriale che lascia poco spazio a emozioni improvvise e scariche di adrenalina.
Dopo aver giocato diverse partite e analizzato componenti e dinamiche, possiamo dire che è preferibile possedere nozioni pregresse sul mercato dell’arte al fine di vivere un’esperienza immersiva e attiva di The Gallerist.

Se Vital Lacerda fosse incuriosito dal punto di vista di storici e critici d’arte contemporanea, ecco qualche consiglio per una possibile espansione:  l’attivazione della figura del collezionista come un Personaggio Non Giocante, oppure come effettivo giocatore e membro attivo del mercato dell’arte, oltre al gallerista; lo snellimento dei componenti del gioco e del regolamento; e infine – previo accordo su copyright – una versione con artisti reali.
Da ultimo ringraziamo l’autore, che ha gentilmente risposto alle nostre domande, rivelando le sue preferenze artistiche e le sue procedure di lavoro.
Roberta Allegrini, Susanna Correrella, Serena Cozzi, Celine Tavella

A questo link l’analisi di THE GALLERIST pdf
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