Virtual Marisa Volpi

Chissà che direbbe Marisa Volpi della didattica a distanza, degli ebook, delle mostre e dei musei virtuali: viene da chiederselo, a cinque anni dalla scomparsa della storica dell’arte e scrittrice (1928-2015), che è stata insieme una grande osservatrice del presente e una esploratrice del passato. Avrebbe probabilmente scremato le novità e cercato le permanenze, le somiglianze, i ritorni, rintracciando – nella sua vasta cultura – affinità con esperienze già intuite ed espresse da qualche artista a lei caro. Avrebbe citato Borges per la potenzialità infinita delle combinazioni del mondo e Paul Valéry per gli affacci su un futuro dove le informazioni circolano come l’acqua e la luce e poi gli artisti che hanno indagato i codici dei linguaggi, le regole sottese, le sequenze di dati e di numeri, da Seurat a Mario Merz.

Nella foto si vede il pannello con immagini, ritagli, cartoline, affisso sopra il tavolo di lavoro nello studio romano di Marisa Volpi: cliccando sull’immagine si accede a una versione esplorabile dei singoli dettagli (immagine densa).

La previsione lucida e smagata di un mondo tecnologico contraddittorio e ineluttabile, Marisa Volpi l’aveva espressa parlando di Giulio Carlo Argan nel libro Uomini (Mondadori 2004). Argan, a quanto ella scrive, aveva previsto la catalogazione del mondo “assai prima che la British Library contenesse 17 milioni di libri, che la Biblioteca Mitterrand ne contenesse 12 milioni, pur già obsolete nel giorno della loro inaugurazione. Prima che il futuro del cyberspazio promettesse di portare novità, prima che i concetti e la lingua della creazione umana diventassero fluttuanti”. E concludeva – lei che si sarebbe sempre tenuta alla larga dai computer –  che “il mondo cibernetico non potrà essere disinventato”.

Nata professionalmente come storica dell’arte, esperta sia della pittura classicista del Seicento e Settecento, sia dell’avanguardia novecentesca; sostenitrice degli artisti americani ed europei dell’Informale, del Pop, del concettuale, Marisa Volpi dal 1978 inizia a scrivere racconti, pubblicandoli su riviste e  in raccolte. Con una di queste, Il Maestro della betulla (Vallecchi), nel 1986 vince il premio Viareggio. I racconti si distinguono fra quelli di pura finzione e ambientazione attuale e quelli ispirati alle vicende biografiche e alle opere di artisti e artiste (soprattutto romantici, simbolisti, impressionisti) fra cui troviamo Monet e Manet, la pittrice Berthe Morisot, lo svizzero Arnold Böcklin, i Preraffaelliti inglesi.

Con le sue lezioni universitarie a Cagliari e a Roma, con i suoi scritti e la sua attività critica, Marisa  Volpi ha sviluppato una serie di temi di ricerca, sul filo del rapporto fra arte e scrittura e di quello che lei chiamava – prendendo in prestito il titolo da una mostra della collezione Krugier – l’occhio senza tempo.
La vasta mole dei suoi studi e delle sue opere creative racchiude letture illuminate di singoli artisti e di snodi culturali, ricostruzioni di scambi e ascendenze fra opere anche lontane e una non scontata ricerca di una conoscenza incarnata, da restituire in forma di saggio, o lezione, o narrazione.

Il sito dedicato a Marisa Volpi ricostruisce una parte della sua attività e della corposa bibliografia:

 

In una sezione si può ascoltarla mentre legge gli incipit di alcuni dei racconti dedicati ai pittori.