10 donne da seguire in Media Arts

Proponiamo qui una lista di 10 personalità femminili che si distinguono nel campo delle arti e dei new media. Mescolate in ordine sparso ci sono curatrici, artiste, professoresse, giornaliste, e fuori lista un database e un festival.
Una lista destinata a crescere in prossimi post.

  • Paola Antonelli

“not in the digital, not in the physical, but in the kind of minestrone that our mind makes of the two” è una sua frase  che da anni ci risuona in testa quando cerchiamo di descrivere il mondo ‘phygital’ (physical+digital) in cui siamo immersi. Lei, se ci fosse bisogno di presentazioni, è tra le personalità più influenti nel mondo del design, colei che ha portato Pac Man al Moma, e tanto altro (ne abbiamo parlato qui). In Italia ha curato lo scorso anno (2019) la Triennale di Milano Broken Nature in cui ha presentato temi e progetti di grande interesse, a cavallo tra ambiente, design, arte e artigianato.

  • Hito Steyerl
Hito Steyerl, How not to be seen: a fucking didactic educational .MOV file, 2015

 

Tra i più interessanti nomi nel campo dell’AI applicata alla cultura, è un’artista che sfugge alle classificazioni. Il Moma scrive di lei: “Artist, theoretician, and educator Hito Steyerl has wondered, “Are people hidden by too many images? . . . Do they become images?””. L’artista e filosofa giapponese-tedesca progetta grandi installazioni multimediali in cui si interroga, con humor, sulla percezione della realtà e sul nostro guardare gli altri percepire una certa realtà. All’ultima Biennale Arte di Venezia (2019) ha portato un lavoro dal taglio etico sugli armamenti e la figura di Leonardo da Vinci, una grande installazione immersiva realizzata con l’aiuto dell’intelligenza artificiale come co-autore del lavoro. Ah, stavamo per dimenticare: nel 2017 è stata nominata la più influente artista nella classifica Art Review Power 100.

  • Melanie Bonajo

Una recente scoperta (per noi) è Melanie Bonajo, artista olandese che rappresenterà il suo paese alla prossima Biennale di Venezia 2022 nella sede della Chiesetta della Misericordia a Cannaregio. In Italia ha partecipato all’edizione Manifesta 12 a Palermo. Definita digital eco-femminist, anche lei travalica le etichette integrando nei suoi lavori video, fotografie, performance, con speciale attenzione al lavoro grafico in fase di post produzione. Noi abbiamo visto Progress vs Regress (2016), in mostra al Kiasma di Helsinki, un esilarante, intelligente, ammiccante, cinico spaccato di come ‘il progresso’ ha migliorato – oppure no – le nostre vite, un tema portante del lavoro dell’artista. Il tutto raccontato dagli ospiti di un casa di riposo olandese, che si sono concessi con grande ironia all’esperimento.

  • Valentina Tanni

Da molti anni Valentina Tanni segue le evoluzioni dell’arte digitale e racconta su Artribune di mostre, artisti, progetti in Italia e all’estero, con puntualità e attenzione alla qualità dei concept. Insegna Digital Art al Politecnico di Milano e Culture Digitali alla Naba – Nuova Accademia di Belle Arti di Roma; ha recentemente pubblicato Memestetica. Il settembre eterno dell’arte (Nero Editions, 2020). Nella sezione The Great Wall of Memes del suo sito raccoglie dal 2012 un archivio visivo ispirato all’Atlante Mnemosyne di Aby Warburg, dove segue i percorsi trasformativi delle immagini dalla realtà al mondo digitale, soprattutto attraverso il loro uso nei social network.

  • Maria Grazia Pontorno

Attiva da anni nel campo dell’animazione 3D (e anche docente di Multimedia Design all’Accademia di Belle Arti di Firenze), Maria Grazia Pontorno è un’artista che integra i linguaggi di sintesi in progetti dalle tante dimensioni: digitali, analogiche, corali.
Per esempio, nella sua impresa Everything I know (2018), Pontorno ha traversato l’Atlantico su una nave cargo dall’Europa a Rio de Janeiro, per ripercorrere il viaggio verso Rio fatto da Leopoldina d’Austria nel 1817 in compagnia di pittori, scienziati, botanici.

 

Mariagrazia Pontorno, Everything I know, 3d animation_still frame

Il viaggio di Pontorno ha coinvolto un equipaggio virtuale di artisti e scienziati contemporanei e ha dato vita, nel corso del tempo, a performance, diari di bordo, mostre, analisi scientifiche, opere su carta, ricostruzioni 3D, esperimenti di IA focalizzati a ricreare la grafia ottocentesca e così via, in una rete che integra il nucleo creativo, la tecnologia avanzate, la collaborazione fra esperti. 

 

  • Enrica Beccalli

Il campo di ricerca di Enrica Beccalli – nata a Roma nel 1985 e formatasi fra l’Italia e gli Usa, grazie a una borsa Fulbright – è l’interaction design. L’interazione fra esseri umani e tecnologie, intesa in un senso profondo e con una visione simbiotica, è ben esemplificata dall’opera Complessità. A Human at the Mercy of an Algorhythm (2019).

Si tratta di una performance sviluppata dall’artista insieme con Roula Gholmieh, in cui un algoritmo simula uno stormo di uccelli, la direzione dei cui spostamenti è inviata a un ballerino attraverso uno stimolatore vestibolare, che ne altera il senso dell’equilibrio, o per meglio dire lo “hackera”, come piega bene l’artista stessa in questo video.
Insomma, una ricerca sulle percezioni aumentate dal dialogo del corpo umano con le macchine e con i loro linguaggi, nella direzione di un’estetica dell’embodiment.

  • Elena Giulia Rossi – Arshake

Non ci sono molti magazine in Italia che si occupano di Media Arts, per questo in elenco non può mancare Arshake, la piattaforma collaborativa che si occupa di arte e tutto quello che si mescola alla creazione artistica, specialmente nel campo del digitale. Che si tratti di articoli di approfondimento, recensioni o video d’artista, il lavoro diretto da Elena Giulia Rossi è sempre ‘cutting edge’. Tra le sezioni del sito il Focus, legato alle notizie e all’attualità, e Young Italian Artists, un “contenitore che vuole dare spazio ai protagonisti dell’arte contemporanea under 35”, nato durante il lockdown da un’idea di Antonello Tolve. Il sito è bilingue, italiano e inglese.

  • Francesca Presentini

Sul versante della computer grafica, dell’animazione, del videogioco, si può seguire il lavoro di Francesca Presentini, in arte fraffrog, che si appoggia su diversi media, integra svariati linguaggi e sviluppa prodotti differenziati, rivolgendosi a pubblici anche molto giovani e al mondo aziendale.


Nata in Toscana nel 1993, vincitrice di premi internazionali, docente allo IED di Milano, è autrice di storie segnate dallo humour fin dai titoli, come accade per esempio nell’animazione Perché le cuffie si intrecciano? o nel recente fumetto Ma io che ne so? Sette strane storie per spiegare l’amore alle rane aliene (Mondadori 2020), in cui risuona un’eco di Toti Scialoja.
Il suo canale youtube – dove racconta il making di molte opere – ha un milione di iscritti e l’account Instagram è usato anche per esperimenti interattivi con i follower.

  • Sarah Kenderdine

Sarah Kenderdine è una ricercatrice neozelandese, pioniera nella sperimentazione della trasmissione e fruizione digitale del patrimonio artistico. Ha realizzato dagli anni Novanta progetti espositivi immersivi e interattivi tramite raffinati sistemi tecnologici da lei stessa progettati, spesso in collaborazione con Jeffrey Shaw. Le connessioni dei suoi progetti abbracciano molti ambiti e tecnologie, dalla museografia alla data visualization, dalla realtà aumentata ai panorami stereografici. Dal 2017 è Professor of Digital Museology all’École polytechnique fédérale di Losanna dove ha costruito un laboratorio per la museologia sperimentale (eM+).

Sarah Kenderdine, PLACE – Hampi Museum Kaladham, 2012 Bellary, India

 

  • Mary Flanagan

Mary Flanagan è artista visuale e docente di Digital Humanities al Dartmouth College negli Stati Uniti. Nelle sue opere (digitali, fisiche, performative) indaga le reciproche influenze tra i comportamenti umani e i sistemi tecnologici, tramite l’impiego massivo di dati, l’analisi delle interfacce e dei contesti di gioco. Nel suo artist statement leggiamo:

“I explore the anxious and profound relationship among technological systems, play, and human experience. Systems and their intersections with mundane aspects of everyday life are particularly of interest; therefore, games, computer viruses, search engines, email — seemingly ordinary things — become for me extraordinary and revealing artifacts. Games are of particularly ripe type of system to explore and utilize in my work. In my studio I use particular methods (chance operations, OULIPO style algorithms) to defamiliarize myself with my own experiences of these systems, to be able to see them anew, and confront their inherent world views. “

Nel 2018 è stata premiata ad Ars Electronica di Linz nella sezione Interactive art+ per il progetto [help me know the truth], un’installazione lungo il percorso del Festival che altera gradualmente – tramite un algoritmo – i selfie presi dai visitatori con un tablet, fino a sollevare problemi etici di distorsioni percettive e pregiudizi in cui si incorre con i sistemi di riconoscimento facciale.

Infine due indicazioni fuori lista, utili come repertori di informazioni sul tema:

  • Women in Media Arts, Linz Ars Electronica

Nel 2017 Ars Electronica di Linz ha lanciato la notizia del database Women in Media Arts, artiste che impiegano il digitale come strumento e mezzo di espressione primario. Si tratta di un work in progress a cui si può contribuire iscrivendosi gratuitamente. L’idea è nata raccogliendo i profili delle donne che hanno fatto la storia di Ars Electronica. Qui un’intervista per approfondire.

  • Media Art Festival, Roma

A Roma si è tenuto dal 2015 al 2018 il Media Art Festival, promosso dalla Fondazione Mondo Digitale con la direzione artistica di Valentino Catricalà, per presentare progetti, sperimentazioni, laboratori di artisti che esplorano nuove connessioni dell’arte visuale con le tecnologie, la musica, la scienza, ecc. La prima edizione si tenne alla Centrale Montemartini di Roma per poi spostarsi nelle sale del Maxxi. Il sito web, nella sezione Artisti, raccoglie i partecipanti alle varie edizioni del Festival, con personalità internazionali come i Vasulkas e presenze italiane come Chiara Passa e Donato Piccolo.

 

Immagine di copertina: Melanie Bonajo, Progress vs Regress (2016), Kiasma, Helsinki