Nel metaverso? Sì, per visitare un museo che non c’è più.

https://play.decentraland.org/?position=23%2C83. Questa stringa di lettere, numeri, segni di interpunzione e simboli è l’indirizzo di un museo nel metaverso, realizzato dalla Finnish National Gallery, rete di musei nazionali che nella realtà fisica si trovano in Finlandia e sono fatti di pietra, cemento, acciaio, vetro, cavi, ecc.

Nell’autunno del 2022 i musei finlandesi hanno dato il via a una sperimentazione di modalità espositiva online, il Metagallery Pavilion, ricostruendo una parte del patrimonio storico-artistico andata perduta, il padiglione nazionale con cui la Finlandia si presentò al pubblico all’Esposizione universale di Parigi del 1900, per la prima volta indipendentemente dalla Russia di cui era ancora un Granducato.

Nella patria della Nokia, della Suunto, della Kone (e molto altro), tecnologia e innovazione affiancano e sostengono progetti culturali nell’ambito del digital cultural heritage. Lily Diaz-Kommen, della Aalto University di Helsinki, aveva già presentato in passato una versione del Padiglione in realtà virtuale, esposta al Design Museum di Helsinki, su cui oggi si torna ma in versione metaverso.

Il metaverso – spazi virtuali 3D dove si stanno costruendo dei mondi che simulano quello reale, esplorabili grazie a un avatar – è espressione del web 3.0, quello semantico, responsive, che comprende i nostri comportamenti e interagisce con gli utenti grazie all’intelligenza artificiale. Si sviluppa su varie piattaforme, quella scelta per il progetto finlandese è Decentraland, dove un lotto di terreno digitale è stato offerto per un periodo di tempo alla Finnish National Gallery nel Museum District, finanziato dal DAO, Decentralized autonomous organization per modelli di business con la tecnologia blockchain. L’edificio è stato realizzato dallo studio di design Adventure Club, che l’ha progettato in codice open source con il supporto di Sitra.

Il padiglione in Decentraland.

Per il direttore generale della Finnish National Gallery, Kimmo Levä, i mondi virtuali portano significativi benefici in termini di interazione umana, come l’accesso alle più di 44 000 opere d’arte e materiali d’archivio custodite dai musei del consorzio.

Ma perché si è scelto di ricostruire proprio il padiglione del 1900? All’indirizzo indicato in apertura troviamo una riproduzione dell’edificio progettato dagli architetti Gesellius, Lindgren e Eliel Saarinen (padre del più famoso Eero), a metà strada tra una chiesa e un castelletto neogotico in pietra locale. Sotto la direzione del pittore Albert Edelfelt, che a Parigi era residente, la decorazione dell’interno fu affidata all’artista Gallen-Kallela, tra i massimi esponenti dell’età d’oro dell’arte finnica, che affrescò i pennacchi dell’alta cupola con storie del Kalevala, epica nota ai lettori di Tolkien. L’originalità della proposta determinò la fortuna della scuola artistica finlandese in Francia, e da lì in tutta Europa. Il padiglione aveva permesso l’ingresso della quasi sconosciuta Finlandia nel mondo artistico occidentale tra Otto e Novecento, alimentando la piena coscienza di essere una nazione, premessa all’indipendenza dalla Russia, ottenuta nel 1917.

Torniamo a Decentraland. L’edificio virtuale si presenta con le forme dello stile del Romanticismo nazionale, un gotico possente di influenza germanica, con mobili e produzioni folk artigianali. All’interno ritroviamo gli affreschi di Gallen-Kallela e i dipinti di artisti rinomati del tempo, tra cui Albert Edelfelt, Magnus Enckell, Väinö Blomstedt, Eemil Halonen, Venny Soldan-Brofeldt. Entrati nell’edificio, possiamo optare per più modalità di visita grazie a una postazione da cui scegliere se visitare l’allestimento originale del tempo o mostre su tematiche attuali, come le artiste della storia dell’arte finnica, o il queer, attraverso le collezioni permanenti dei musei del polo, quali il Sinebrychoff e il Kiasma. In questo modo, il padiglione si presta a progetti rinnovabili nel tempo.

L’interno del padiglione. Foto: Finnish National Gallery.

Nelle dichiarazioni degli organizzatori, il progetto pilota permetterà di incrementare la comprensione dei possibili modi di interazione nella realtà artificiale costruita su una blockchain. Johanna Eiramo, direttore del programma Digital National Gallery, sottolinea l’importanza di comprendere la quantità e la qualità delle interazioni con i visitatori, e il grado di difficoltà nel mondo virtuale (va notato che l’accesso a questa piattaforma richiede banda larga e molta energia, il computer domestico soffre un po’). I visitatori saranno anche coinvolti nella scelta dei temi delle future mostre.

Il Metagallery Pavilion, va ricordato, nasce da una serie di step intermedi che hanno portato l’arte, e la storia dell’arte, sul web 3.0. Artisti e gallerie hanno indagato modi di esporre e incontrare il pubblico online; si pensi in tempi recenti, a titolo di esempio, alle potenzialità offerte da Artsteps, piattaforma utilizzata anche a scopo didattico, o le mostre su Mozilla Hub. Chi ricorda Second Life, lanciato proprio vent’anni fa, nel 2003, ritroverà nel metaverso molte somiglianze. Anche lì l’idea era di riprodurre parti del mondo fisico in digitale, con possibilità di movimento e interazione impensabili nella realtà. Allora, la velocità di connessione e la capacità dei computer erano limitate per la maggior parte degli utenti, come anche la nostra frequentazione con il virtuale, e l’interesse per Second life scemò. Oggi, dopo la spinta alla digitalizzazione occorsa durante la crisi pandemica, il metaverso ha un’altra ricezione e maggiori possibilità di integrazione nel quotidiano. Così pensa Marck Zuckerberg, che con la società Meta ha investito massicciamente nella creazione di questo mondo virtuale e nell’intelligenza artificiale, non senza dubbi e critiche.

Il padiglione sarà visitabile fino alla fine di febbraio. La mostra ora in corso, sul tema della pace, presenta lavori delle collezioni statali finlandesi e due opere delle collezioni ucraine. Alla chiusura, il padiglione sarà disponibile nel centro risorse di Decentraland in open code.

Per chi vuole provare, qui le istruzioni in inglese.

Immagine di copertina: interno del padiglione visto da sotto la cupola. Foto: Finnish National Gallery.