Imparare l’AI con le nuvole

 

Anrtonella Sbrilli

Da diversi anni Gaia Riposati e Massimo Di Leo – con il loro NuvolaProject – inventano installazioni interattive che uniscono la ricerca tecnologica e l’espressione artistica, la programmazione e lo studio delle interfacce, occupandosi di come il fenomeno complesso dell’Intelligenza Artificiale (AI) possa venire presentato e performato davanti al pubblico, di come possa diventare materia prima e strumento dei linguaggi artistici e della loro recezione.
A loro volta i linguaggi visivi, sonori, tattili sperimentati da NuvolaProject si aprono a nuove formulazioni per dialogare con l’AI, in un processo di adattamento e di evoluzione reciproca.
Una delle loro creazioni più versatili e riconoscibili è costituita da una serie di nuvole di cotone, di varia misura, che al loro interno ospitano “un’anima digitale” connessa con il web; le informazioni ricevute dalla rete vengono elaborate e restituite a chi guarda (o interagisce con) la nuvola in forma di lampi e fasci luminosi, che la attraversano con colori e intensità diverse.
Presentate in diverse occasioni e contesti – festival, mostre, corsi di formazione, spettacoli – le nuvole sono sensibili agli hashtag dei social network, al tenore delle frasi pronunciate in tempo reale, ai dataset di contenuti che popolano la sfera digitale e l’ambiente in cui si trovano.

Chi ha potuto partecipare a una delle presentazioni, per esempio al Macro Asilo di Roma nel 2019, oppure ha visto NuvolaProject in azione in una puntata di Propaganda Live (La7) nello stesso anno, o li ha incontrati nelle edizioni di Performing Media!, o ha visitato di recente la mostra Tecnologie urbane (Roma, Palazzo Merulana 2023), si è trovato di fronte a un tipo di esperienza che gli stessi autori di NuvolaProject chiamano phigital: un oggetto fisico, fatto a mano e morbido al tatto, sospeso in una stanza,  simula la sostanza cangiante delle nubi mentre, al suo interno, dialoga con il cloud, la nuvola multidimensionale in cui masse di dati digitali convergono in ogni istante. In questa immisurabile mole di informazioni, la nuvola è allenata a riconoscere dei temi, che possono essere i termini che denotano odio e violenza, oppure frasi e concetti collegati al cambiamento climatico e alla sostenibilità: una volta resa sensibile a intercettare questi elementi, la nuvola è programmata per reagire ad essi producendo quei lampi di luce colorata di cui si è detto prima. Come un’epidermide sensibile al tocco invisibile della comunicazione, nella nuvola vediamo sprigionarsi luce rossa in risposta a stimoli (parole, atmosfere, sentiment) negativi e luce azzurra in risposta a input reputati positivi.

Nuvola e Brain Storming, esposte alla mostra Tecnologie urbane, Roma, Palazzo Merulana, 2023

L’Intelligenza artificiale che sottende quest’opera fisica connessa con il mondo digitale – spiegano Massimo Di Leo e Gaia Riposati –  ascolta i  messaggi scambiati su canali comunicativi come Reddit o X (ex Twitter), compie un’analisi del sentiment, reagisce cromaticamente, evidenzia le parole chiave, le visualizza, registra il flusso dei discorsi. Soprattutto, quest’installazione vuole ricordare, a chi la incontra, la presenza avvolgente, ramificata, densissima delle connessioni e di tutto ciò che continuamente vi circola. E lo fa dissimulando hardware, software e le stesse connessioni all’interno di una forma artefatta, che a sua volta simula una delle manifestazioni più attraenti e metamorfiche della natura e della pittura, a cui lo storico dell’arte Hubert Damisch aveva dedicato il sagggio Teoria della nuvola, nel 1972, due anni prima che Luigi Ghirri fotografasse 365 cieli attraversati da cirri, cumuli e nembi (Infinito, 1974).
In equilibrio fra secoli di rappresentazioni atmosferiche e la metafora digitale del cloud, la nuvola è anche l’esca di proiezioni illusionistiche, come accade nel fenomeno chiamato pareidolia, per cui si vedono nelle nuvole le più disparate figure.
NuvolaProject non sfugge a questo magnete percettivo e cognitivo: accanto alle nuvole grandi che intercettano il flusso dei dati, Di Leo e Riposati hanno creato una coppia di nuvole più piccole, la cui forma spugnosa a gheriglio richiama espressamente quella degli emisferi cerebrali. Sono addestrate anch’esse sui temi del clima e del futuro, una pescando dalla letteratura scientifica, l’altra dalla divulgazione: si confrontano in una conversazione di cui vediamo le tracce luminose nelle aree – approssimative – del cervello e di cui leggiamo i risultati nel display in forma di haiku.


L’opera è stata chiamata in modo suggestivo Brain Storming: la tecnica del confronto produttivo fra menti, che la parola inglese condensa come “tempesta nei cervelli”, è visualizzata dalle due nuvole che elaborano e scambiano
dati, se li rimpallano, fino a trasformarli in linguaggio anche poetico.
Che cos’è l’Io e che cosa è l’IA? queste domande che emergono dalle inter
azioni di e con queste opere, si ritrovano espresse anche in un saggio appena uscito, del neurologo Simone Rossi e del filosofo Riccardo Manzotti, IO & IA. Mente, cervello & GPT (Rubbettino, 2023), a suggerire una rete di buon vicinato fra ricerche, pensieri, applicazioni.

Il lavoro tecno-artistico che Gaia Riposati e Massimo Di Leo fanno sulle nuvole e su altri dispositivi interattivi è fatto di programmazione, addestramento, drammaturgia. Fra le loro creazioni più interessanti e ricche di applicazioni narrative, ecfrastiche, storico-artistiche, ci sono i “quadri parlanti”:  le riproduzioni dei volti dipinti di celebri personaggi si animano di mimica e voce grazie all’innesto digitale dei video in cui Gaia Riposati interpreta dei testi legati ad essi, o meglio ad esse: le Sibille e i loro oracoli, Lucrezia Romana e soprattutto la regina Cristina di Svezia sono alcuni degli esempi, tutti ben documentati nel loro sito.

La capacità di NuvolaProject di presentare al pubblico in modo accostevole il tema ostico dell’Intelligenza artificiale è racchiusa anche nel loro spettacolo dal titolo Una notte d’estate un’AI mi ha detto, tenutosi nell’agosto del 2023 nel Teatro dei Giardini del Monastero della cittadina di Calvi in Umbria, durante il Calvi Festival.
Uno spettacolo-lecture, con momenti di coinvolgimento attivo dei presenti, in cui la storia, l’immaginario, lo stato dell’arte degli studi sull’AI, sono comparsi sul palco in forma di citazioni da grandi precursori come Alan Turing e da ricercatori vicinissimi, come Nello Cristianini, intervallate da esperimenti in diretta con strumenti come ChatGPT, da frammenti di film che si sono interrogati sul groviglio di mente, identità, coscienza, umanità, macchina.

Temi non solo ostici, ma anche perturbanti; forse per questo, più volte nel corso dello spettacolo, Riposati e Di Leo hanno invitato il pubblico a non avere paura, prima di tutto della loro performance, del livello di tecnicalità che affrontare l’AI comporta, delle domande che ne derivano, e poi dell’AI stessa, convitata sulla scena di questa epoca presente.

Antonella Sbrilli

Il sito di NuvolaProject da cui sono tratte le immagini e il logo.