Impressionismo. Applied games

⌊Attività obbligatoria⌉

L’attività e il gioco connessi a questa Unità didattica sull’Impressionismo hanno a che fare con i colori e traggono informazioni da un libro che consiglio di leggere, sfogliare, tenere a disposizione: Riccardo Falcinelli, Cromorama. Come il colore ha cambiato il nostro sguardo (Einaudi 2017).
L’autore, che è un importante visual designer, mette in luce degli snodi epocali – dalle invenzioni tipografiche a quella dei colori in tubetto, dalla libertà di abbigliamento alla costruzione dei passages commerciali, dal cinema in Technicolor ai viaggi nello spazio – che hanno influenzato il modo di produrre, applicare, desiderare i colori.
Nel libro sono spiegati con chiarezza concetti basilari per accostarsi all’aspetto cromatico dei manufatti artistici dal punto di vista tecnico, percettivo, psicologico: c
olori primari, colori complementari, sintesi additiva, sintesi sottrattiva, teorie del colore, tinta unita e velature, densità e trasparenza ecc.
Per quanto riguarda l’Impressionismo, Falcinelli offre diverse interessanti osservazioni:

  •  una riguarda il dipinto Impression, soleil levant di Monet (1872):
    “il sole arancione sul fondo grigio-azzurro è dipinto con una tinta vivace ma scura, ossia della stessa luminosità del cielo ⌈…⌋ questa caratteristica inganna il cervello che, non riuscendo a stabilire l’esatta posizione del sole nello spazio, finisce per vederlo brillare di un luccichio oscillante” (p. 210);
  • un’altra analizza la fortuna “mediatica” dei dipinti di Monet, Van Gogh (e anche di Matisse o Klimt) rispetto a tanti classici del passato. Questa predilezione, osserva Falcinelli, dipende anche dal fatto che “la loro pittura è la più facile da riprodurre, perché le tinte, cariche e sgargianti, sono omogenee a quelle che si ottengono in stampa”: poiché il sistema più diffuso di riproduzione del colore è la quadricromia, “le tinte terrose e livide della pittura barocca ne escono penalizzate rispetto alla tavolozza di Matisse o di Monet che è invece coerente con la tecnologia che la diffonde tramite poster, libri, cartoline” (pp. 165-66)
  • infine, molto interessante e utile per chi studia storia dell’arte è il confronto fra quadri antichi (Leonardo, Caravaggio) in cui “la luce è una qualità dello spazio” e le loro riproduzioni rimangono molto leggibili anche in bianco e nero, mantenendo intatta la spazialità del soggetto e invece i dipinti impressionisti (Monet, Gauguin), in cui “la luce è una qualità delle tinte”: convertiti in bianco e nero questi dipinti implodono e “si fatica a riconoscere le forme” (pag. 213).

  

Studenti e studentesse del corso trovano su moodle altri materiali anche interattivi su questo tema.

 

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