La lezione su Giotto_Musei da manuale

La basilica superiore di San Francesco ad Assisi è il primo cantiere importante che si attribuisce a Giotto, per la parte che riguarda gli affreschi con le storie del Santo. I momenti salienti del percorso di Francesco sono narrati ai lati della navata con uno stile chiaro e schietto, che mette al centro le vicende umane, terrene, in maniera coerente con le scelte di povertà del poverello di Assisi e con lo stile adottato da Dante nella Divina Commedia, che sarà terminata da lì a poco. Per questo San Francesco, Dante e Giotto sono considerati da alcuni storici come gli iniziatori dell’età moderna, tradizionalmente iniziata con la scoperta dell’America nel 1492 ma che ha nel messaggio dei tre personaggi medievali una forza rivoluzionaria che condizionerà la cultura e l’arte dei secoli successivi.

In questo video di Rai Scuola trovi un’introduzione al ciclo pittorico di Assisi.

Il Crocefisso di Santa Maria Novella è un’opera contemporanea al ciclo di affreschi di Assisi. Si tratta di un grande crocefisso che si trova sopra l’altare della chiesa gotica, nella posizione che aveva probabilmente in origine prima di essere spostato nel Cinquecento. Rappresenta la figura del Cristo patiens, che mette in evidenza la sofferenza dell’uomo nel trapasso, di contro alla tradizione che vuole sulla croce il Cristo trionfante, che vince la morte con la risurrezione. Consulta in questa pagina di EdAtlas i riferimenti ad altri crocefissi precedenti e coevi, immediatamente cliccabili.

Sul sito della chiesa troviamo una notazione sui colori: “Esso è ispirato alla scuola della spiritualità francescana del Cristo patiens che evidenzia il tema della passione rispetto a quello della gloria e per questo i suoi colori sono il nero, il bianco e il rosso, colori che rappresentano la morte, la pura innocenza, il sangue e, appunto, la passione”. C’è anche un riferimento all’ordine domenicano, a cui la chiesa appartiene, quale?

 

Se per gli affreschi di Assisi non abbiamo certezza sull’autorialità di Giotto, nella cappella degli Scrovegni di Padova sì, grazie a documenti che ci permettono di datare il lavoro del maestro nella cittadina veneta tra il 1303 e il 1305. A Padova Giotto fu chiamato da Enrico Scrovegni, figlio di un noto usuraio ricordato da Dante nella Divina Commedia, che fece edificare, probabilmente da Giotto stesso, la cappella in prossimità di un anfiteatro romano (v. Mettiamoci alla prova). I temi della cappella sono le storie dei genitori di Maria, Gioacchino e Anna, e dei genitori di Cristo, Giuseppe e Maria – forse in riferimento alla casata Scrovegni che Enrico voleva celebrare facendo dimenticare alla cittadinanza le azioni del padre – e le storie di Gesù, fino al Giudizio Universale. Anche qui l’umanità dei gesti ci consente di entrare in empatia con le vicende di uomini e donne avvenute secoli fa: in questo video di Rai Scuola si propone un confronto tra il tenero bacio di Gioacchino e Anna e quello traditore, e rivelatore, di Giuda.

La società italiana Haltadefinizione ha realizzato una versione digitale dell’intero ambiente, che possiamo esplorare fin nel più minuto dettaglio da qui. Cerca in particolare il riquadro con il Compianto su Cristo morto e le allegorie dei Vizi, per osservare da vicino il teatro dei gesti e delle espressioni, di un realismo che non si vedeva da molto tempo in pittura e che influenzerà sia la pittura di Masaccio che di Michelangelo.

La Madonna di Ognissanti, oggi agli Uffizi, è un’opera di grandi dimensioni che rientra nella tradizione delle Madonne in maestà, ovvero sedute in trono con il bambino in braccio. Per capire la novità che Giotto porta nella rappresentazione delle figure e dello spazio, confrontiamo l’opera con quelle coeve e precedenti, realizzate da Cimabue e Duccio, grazie all’esplorazione in realtà virtuale della sala degli Uffizi di Firenze che le conserva, disponibile sulla piattaforma Google Arts&Culture.

Se ti ha colpito vedere le dimensioni monumentali di queste Madonne, approfondisci in questo post di Art-usi la questione della fisicità delle opere d’arte.

 

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