Optical _ Cinetica _ Programmata. Opere nei libri

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Il fenomeno dell’opera in movimento, nella presente situazione culturale, non è affatto limitato all’ambito musicale, ma trova delle interessanti manifestazioni nel campo delle arti plastiche, dove troviamo oggi degli oggetti artistici che in se stessi hanno come una mobilità, una capacità di riproporsi caleidoscopicamente agli occhi dei fruitore come perennemente nuovi.
A livello minimo possiamo ricordare i mobiles di Calder o di altri autori, strutture elementari che posseggono appunto la capacità di muoversi nell’aria assumendo disposizioni spaziali diverse, creando continuamente il proprio spazio e le proprie dimensioni. A livello più vasto ricordiamo la nuova facoltà di architettura dell’Università di Caracas, definita come “la scuola da inventare ogni giorno”: le aule di questa scuola sono costituite da pannelli mobili in modo che professori e allievi, a seconda del problema architettonico e urbanistico in esame, si costruiscano un ambiente di studio acconcio modificando di continuo la struttura interna dell’edificio.
Ancora, Bruno Munari ha ideato un nuovo originale genere di pittura in movimento dagli effetti vagamente sorprendenti: proiettando mediante una comune lanterna magica un collage di elementi plastici (una sorta di composizione astratta ottenuta sovrapponendo o raggrinzando fogli sottilissimi di materiale incolore variamente sagomato), e facendo passare i raggi luminosi attraverso una lente polaroid, ai ottiene sullo schermo una composizione di intensa bellezza cromatica; facendo quindi ruotare lentamente la lente polaroid, la figura proiettata comincia a cangiare gradatamente i proprio colori […]

Umberto Eco, La poetica dell’opera aperta, in Opera aperta, 1962, Bompiani, Milano 20024, pp. 46-47

 

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