Sostenere l’arte in tempo di pandemia: qualche idea in giro per l’Europa

Partiamo dal nord: in Finlandia, si trova una delle fondazioni private tra le più grandi in Europa, la SKR – Suomen Kulttuurirahasto (Finnish Cultural Foundation), la cui struttura è stata recentemente raccontata sul sito Cultfinlandia.it in un’intervista. Le fondazioni private svolgono nel Paese un ruolo centrale per il finanziamento di progetti culturali; la SKR è riuscita negli anni a catalizzare ingenti risorse economiche che sarebbero altrimenti andate disperse – il patrimonio del 2019 è stimato a 1,69 miliardi di euro – permettendo la continuità del sostegno economico agli artisti anche in tempi di forte fluttuazione finanziaria come questi, a causa del Covid-19; inoltre, la centralizzazione dei fondi in un’unica gestione permette di semplificare la parte burocratica, abbattere i costi e stardandizzare le domande di ‘application’, con evidenti vantaggi per l’accesso ai fondi da parte dei cittadini.

Spostandoci in Francia, troviamo La maison des artistes, un’associazione con sede a Parigi che dal 1952 supporta il mondo degli artisti delle arti visive attraverso attività di informazione e consulenza. Aprire una partita iva, fare una fattura, stilare un budget sono processi meno creativi ma altrettanto necessari agli artisti che vogliono entrare come professionisti nel mondo del lavoro. In quest’ottica l’associazione svolge un fondamentale ruolo di centro di informazione, sia essa di attualità (come le misure economiche a sostegno degli artisti messe in campo durante la pandemia), di natura giuridico-economica (i finanziamenti e le riforme legislative) o attraverso l’assistenza legale e fiscale. Sul sito dell’associazione si trovano anche condivisioni di risorse quali fornitori, consulenti, esperti.

E poi il Portogallo: risalgono a questa estate le notizie delle decisioni del governo portoghese e della città di Lisbona di sostenere il circuito dell’arte contemporanea nel tempo della pandemia, con un innalzamento progressivo del budget da dedicare al contemporaneo e con acquisti mirati di opere di artisti portoghesi o residenti da alcuni anni, acquisti che andranno ad arricchire le collezioni pubbliche (fra cui il Museu de Lisboa).

Il gallerista Matteo Consonni e la storica dell’arte Sara De Chiara, che nel centro storico di Lisbona gestiscono dal 2016 la Galleria Madragoa, hanno risposto ad alcune domande su questo tema, dal punto di vista di due professionisti italiani che hanno scelto di operare nella capitale lusitana:

Per chi viene dall’Italia, si percepisce una differenza di atteggiamento nei confronti dell’arte contemporanea da parte delle istituzioni?
“Il sistema dell’arte in Portogallo ha sicuramente come punto centrale il sostegno agli artisti locali. Vi sono collezioni private interamente dedicate ad artisti portoghesi, esistono diversi premi nazionali rivolti ai giovani, le liste di artisti delle gallerie hanno percentuali di portoghesi molto elevate, e anche le istituzioni ospitano molto spesso progetti di artisti locali. Se questo sistema è di grande supporto e consente una notevole visibilità in Portogallo, molto meno è fatto però, pur avendo tutte le potenzialità, per promuovere e dare visibilità a questi stessi artisti all’estero. Esistono borse di studio per residenze e corsi fuori dai confini nazionali, ma al di là di varie opportunità di formazione, una vera e propria promozione a livello internazionale non è sostenuta da questi agenti invece molto presenti e attivi sul territorio portoghese”.

Le iniziative prese mettono in moto un circuito positivo / virtuoso?

“Per quanto riguarda le acquisizioni di Stato, il circuito virtuoso è innescato dal fatto che ogni anno il budget per l’acquisto di opere d’arte è destinato ad aumentare, l’attenzione quindi si sta rivolgendo non soltanto ai nomi più affermati ma anche al lavoro di artisti più giovani, coinvolgendo di conseguenza un numero maggiore di gallerie, con lo scopo di costruire una collezione pubblica più varia e rappresentativa delle diverse generazioni di artisti, a testimonianza dei diversi momenti della storia dell’arte locale. Questa politica di acquisizioni è un progetto che va al di là del periodo della crisi dovuta alla pandemia, ma che la pandemia non ha frenato: i fondi sono aumentati, come da programma, e la sua azione nel momento di stallo e di difficoltà è risultata ancora più efficace. La Camara Municipal de Lisboa, il comune di Lisbona per esempio, che aveva a disposizione un budget per acquisire opere d’arte durante la fiera di Lisbona Arco (prevista a maggio 2020), che è stata cancellata, ha deciso comunque di spendere quei fondi comprando opere di artisti portoghesi, attraverso la rete di gallerie della città”.

Di cosa ci sarebbe bisogno in questo momento, dal punto di vista di una galleria come la vostra?

“In generale che la curiosità delle persone non venga meno data la mancanza di eventi, che le persone non rinuncino a visitare la galleria; nello specifico che il sistema dell’arte si impegni a supportare un programma di ricerca, per consentire la scoperta e l’approfondimento di artisti non noti e non scontati. Da un punto di vista concreto, la creazione di fondi che possano agevolare il processo di internazionalizzazione degli artisti locali e, viceversa, che consenta agli artisti non portoghesi di esporre, di confrontarsi con la scena locale, di fare esperienza di questo vivace contesto”.

Qui un articolo sulla politica di sostegno nazionale alle arti contemporanee e qui sulle azioni intraprese a Lisbona.
E grazie a Consonni e De Chiara per le risposte!