Mostre multimediali e come farle: l’esempio del Cerchio dell’arte al Centro Trevi di Bolzano

Parliamo di “mostre multimediali”: quegli allestimenti tecnologici che, in assenza delle opere d’arte originali a cui sono dedicate, presentano riproduzioni montate, animate, arricchite di informazioni e di interazioni.
Non parliamo dunque qui del genere noto come “experience”, dove i i visitatori si muovono in ambienti in cui le immagini giganti delle opere d’arte li avvolgono insieme ad effetti sonori immersivi: un’esperienza  che  – per quanto visto finora – ha molta efficacia emotiva, ma lascia poco margine all’acquisizione attiva di contenuti da parte degli utenti.
Le mostre multimediali di cui raccontiamo, svoltesi fra il 2012 e il 2019 con il titolo “Nel Cerchio dell’arte”, presentano delle caratteristiche comuni, collegate al luogo per cui sono state progettate e dove sono state allestite: il Centro Trevi di Bolzano.
Dedicato allo scultore Claudio Trevi,  il Centro Trevi di Bolzano promuove da più di venti anni una intensa attività di avvicinamento alla cultura, alla lettura, alla mediazione linguistica, all’innovazione e anche alla sperimentazione tecnologica. E proprio nei suoi spazi di via dei Cappuccini, il Cerchio dell’arte ha preso forma.

A partire dal 2012, su iniziativa dell’allora direttore della Ripartizione Cultura della Provincia di Bolzano, Antonio Lampis (ora, 2019, direttore generale Musei del Mibac), il Centro Trevi ha lanciato e realizzato un programma di mostre multimediali che – a partire dalle opere d’arte contemporanea – tracciassero un percorso a ritroso nel tempo, che ritornasse poi al presente, secondo un percorso circolare il cui claim era “Storia dell’arte al Trevi. Dal web alle caverne”, dove il termine “caverna” rimandava alla filosofia platonica, alla CAVE virtuale, al fascino delle origini arcaiche dell’espressività umana, coniugata alla flagrante attualità della rete.
Esplorare temi della storia dell’arte in modo coinvolgente e interattivo, cogliendo risonanze della contemporaneità nel passato, riconoscendo legami e percorsi, attivando un rapporto basato sull’empatia, da cui potessero scaturire curiosità, informazione e conoscenza. Per raggiungere questo obiettivo era strategico puntare sulle tecnologie più avanzate nel settore della riproduzione delle immagini, della proiezione, della multimedialità, dell’interazione, per arrivare all’incontro con alcune opere originali che compensassero – con la loro presenza – la dimensione immateriale del video, passando per una serie di esperienze che coniugavano narrazione e interazione.

Ed ecco che il progetto del Cerchio dell’Arte prese la forma di un percorso in tre ambienti: nella prima ampia  sala del centro Trevi, una struttura circolare accoglieva i visitatori al suo interno, presentando il tema scelto con un video dalla narrazione avvolgente, ritmata, in grado di suscitare sorpresa e curiosità e di fermarsi – in virtù di questo impatto – nella memoria. Le immagini erano montate in modo da rivelare una parte dei loro significati attraverso sé stesse, con l’uso appropriato di avvicinamenti, dissolvenze, ingrandimenti, e mostrassero la loro storia attraverso la relazione e il confronto con altre immagini affini, mutuate dai più vari linguaggi come il cinema, la fotografia, l’animazione, la musica.

Accanto alla struttura del Cerchio, collegate in maniera coerente e consequenziale, erano poi articolate delle zone destinate all’approfondimento dei contenuti proposti nel video, che tenessero conto della vocazione partecipativa di un luogo come il Centro Trevi, in costante dialogo con le scuole del territorio e con le loro esigenze pedagogiche e curricolari, e aperto a tutti.
Ed ecco dunque gli spazi per l’interazione multimediale con immagini esplorabili, arricchite di dati storici, iconografici, culturali e con le proposte di giochi edutainment, pensati in collegamento con i programmi scolastici, ma godibili da chiunque fosse disponibile a mettere in gioco spirito di osservazione e memoria visiva.
Infine – all’apice del percorso – l’ambiente destinato a ospitare le opere originali, provenienti da musei e collezioni di rilievo. Nella visione del Cerchio dell’Arte, le opere in presenza, scelte preferibilmente di epoca rinascimentale e barocca  (ma anche dagli atelier di artisti contemporanei) avrebbero intessuto un proficuo dialogo fra reale e virtuale, prodotto e riprodotto: oltre a essere osservabili da vicino, le opere erano infatti anche esplorabili in realtà aumentata grazie ad appositi Ipad.

Nel corso dei sette anni di apertura, Il Cerchio dell’arte – messo a punto da un gruppo di lavoro fatto da storiche dell’arte, insegnanti, tecnici informatici, registi multimediali, funzionari della Provincia – ha accolto cinque mostre, dedicate ad altrettanti grandi temi trasversali della storia della cultura, visti attraverso la lente dell’arte: la figura femminile, il paesaggio del Nordest, la Grande Guerra, il tempo e il denaro, lo sport.

Per ciascuna di questa mostre, i visitatori erano introdotti al tema nell’area del Cerchio, potevano approfondire e verificare i contenuti nell’arte interattiva, vedere alcuni originali e partecipare a una serie di attività, incontri, laboratori.
Di edizione in edizione, l’apparato tecnologico è stato aggiornato e ampliato, fino ad usare anche l’Oculus Rift per documentare la mostra Dall’oggi al domani. 24 ore nell’arte contemporanea, svoltasi al Macro di Roma nel 2016.

 

 

Le cinque mostre sono ora raccontate e documentate con fotografie, story-board, dettagli tecnici nel volume Nel cerchio dell’arte. Mostre multimediali al Centro Trevi di Bolzano dal 2012 al 2019 (a cura di Antonella Sbrilli, Maria Stella Bottai, Paolo Fenu, Nicola Mittempergher, Mimesis, Milano 2019).

Su youtube è possibile vedere degli estratti delle mostre:
Donne d’arte
Arte e Sport