Il rebus nella pittura di Daniele Culicelli: una nota di Diletta Monaco

Nato ad Alatri nel 1994 e laureato in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, Daniele Culicelli è un artista che arricchisce alcune sue opere con riferimenti al gioco, in particolare al gioco del rebus.
Un esempio è la serie di cinque dipinti ad olio (ciascuno cm. 100×100), dal titolo Contesti enigmatici, realizzati nel 2019 ed esposti nel febbraio del 2020 nella mostra personale dell’artista al Palazzo della Provincia di Frosinone.


Il rebus – come è noto – consiste in un’immagine da decifrare, che trova una risoluzione nella dialettica tra segno e parola, tra figura e linguaggio.
“L’idea di questa serie è nata proprio dal gioco del rebus” – racconta lo stesso Culicelli – “l’interesse stava nel poter creare un’immagine da leggere e interpretare. Mi è sempre piaciuto risolvere questo tipo di enigmi, affascinato dalla precisione degli incastri tra termini e immagini. L’idea di realizzarne uno mi ha sempre stuzzicato e con la supervisione di mio nonno, che è un maestro nel risolverli, ho creato questi cinque lavori”.
In diverse occasioni, l’artista si è detto attratto fin dall’infanzia dalla logica di certi giochi, che hanno influenzato, una volta cresciuto, il suo modus operandi: i giochi di costruzione, naturalmente, poi il Geomag e il Meccano, a cui si aggiunge l’enigma verbo-visivo del rebus, conosciuto grazie alla perizia del nonno nel risolvere le sfide della celebre rivista italiana “La Settimana enigmistica”.
Se, come fanno notare i recenti studi di Juan Bordes, l’esperienza del gioco d’infanzia costituisce un tassello fondamentale nella formazione di un artista, le osservazioni di Daniele Culicelli sulle radici del suo interesse per il rebus gettano una luce proficua sulle sue scelte stilistiche e iconografiche.
Nell’opera Contesti enigmatici ricorre la figura dell’airone, scelta per una serie di motivi: questo volatile predilige zone umide come sponde di laghi e fiumi, specchi d’acqua che sono ambientazioni tipiche dei lavori dell’artista; le femmine e i maschi sono quasi indistinguibili e – come accade per molti uccelli – vanta affascinanti coreografie per i richiami d’amore, offrendo un contesto che, come vedremo, giustifica l’intera opera.
Nonostante la ripetizione della figura, la parola “airone”non viene mai utilizzata nelle frasi risolutive dei rebus. Culicelli vuole spostare la soluzione dalla definizione della specie alla situazione complessiva che riguarda misteriosamente la parabola dell’amore, aumentando così il coefficiente enigmatico delle scene.
Da una ricerca iconografica sulla figura dell’airone, emerge almeno un importante precedente: l’opera Snowy Heron or White Egret/Snowy Egret di John James Audubon (1785-1851), ornitologo, illustratore e pittore statunitense di origine francese, formatosi a Parigi presso l’atelier di David e famoso per aver realizzato centinaia di illustrazioni di uccelli americani.
Un riferimento ad Audubon si trova nel libro di Roger Caillois, Les jeux et les hommes,  pubblicato nel 1958 e considerato un classico – nonché uno tra i primi – degli scritti teorici sulla tematica del gioco. Argomentando con esempi tratti anche dal mondo animale le categorie in cui i giochi possono raccogliersi (agon, alea, mimicry e ilinx, la vertigine), Caillois nomina Audubon in riferimento proprio ai giochi di vertigine, fra cui rientra il  lasciarsi cadere da grandi altezze aprendo le ali solo a pochi metri da terra – tipico del falco notturno d’America durante la stagione degli amori.
Ma torniamo alla serie Contesti enigmatici che, con stile raffinato, a tratti orientaleggiante, mette in scena un percorso che sta allo spettatore interpretare.
Nelle prime tre tele la presenza dell’airone è esplicita, verrebbe da dire “attiva”, mentre nelle ultime due rimane solamente una traccia, lo scheletro del cranio e infine l’impronta; la figura dell’airone sembra svilupparsi in maniera discendente, in una sorta di anticlimax.
È l’autore a spiegare le tappe di questa gradazione:
“Effettivamente l’intero lavoro si basa sulla narrazione di una storia d’amore o di un rapporto sentimentale medio (umano), che si va delineando secondo un andamento cronologico, che può facilmente racchiudersi nelle seguenti fasi”:

La prima fase rappresenta l’infatuazione dei primi momenti e la frase risolutiva (7 9) si forma così: DE (colli) A (more) V (oli), dunque Decolli amorevoli

La seconda fase segna la maturazione del rapporto nel tempo e la frase (7 6)  emerge unendo opportunamente  AS (petto) (noci) VO: Aspetto nocivo

 

La terza fase allude alle difficoltà di una relazione scaduta nella monotonia, quindi in cerca di nuovi stimoli; la frase (5 1 7) viene dalla sequenza  L (est) I A (viola) (re), dunque Lesti a violare

La quarta fase segna lo sfacelo della relazione, la perdita della scommessa; la frase che la illustra (6 11) si compone così: (tris) TE (asso) (dame) NTO, cioè Triste assodamento

In conclusione, la quinta fase e la quinta tela indicano la fine della storia, dove ognuno prende una decisione, risanare o allontanarsi: la frase (10 1 9) può leggersi come (impronta) TI A (riso) L (vere), Improntati a risolvere o anche, più forzatamente, (impronta ) TI A L (imitarsi): Improntati a limitarsi

Per questo viaggio enigmatico che fa incontrare la pittura, il mondo del gioco, il simbolo e la narrazione, l’autrice ringrazia l’artista Daniele Culicelli, a cui si deve anche il permesso di riproduzione delle immagini.

Diletta Monaco, giugno 2020